Test di Risser: cos’è, quando farlo e patologie annesse

Il test di Risser permette di misurare la maturità scheletrica, e di capire se il tessuto mesenchimale si è convertito in tessuto osseo. Meno lo scheletro è ossificato, più questo sarà mobile e malleabile, generando, quindi, possibili malformazioni.

Il test di Risser può giungere in aiuto, quindi, per prevenire o per valutare l’andamento di un atteggiamento scoliotico o cifotico. Le deformazioni ossee, infatti, hanno origine prevalentemente tra la nascita e il ventesimo anno di età, poiché in questa fascia vi è maggiore plasticità dello scheletro.

Va tenuto conto, inoltre, che le ossa non si ossificano con la stessa rapidità. Le costole, per esempio, sono tra le prime ossa a raggiungere la maturità scheletrica grazie alla loro formazione, e alle cartilagini costali che le compongono. Seguono poi i piedi, che raggiungono la maturità ossea durante la fase giovanile, e subito dopo le mani. Test di RisserMan mano che il bambino diventa adulto, cominciano a svilupparsi le varie ossa del corpo, e a completare lo sviluppo dello scheletro. Le ultime ossa a svilupparsi sono quelle del bacino, che si ossifica poco prima dei vent’anni, i corpi vertebrali, che raggiungono la maturità intorno ai venticinque anni, la clavicola e la zona pubica, invece, intorno ai ventisette anni.

Lo specialista, tenendo conto delle fasi di sviluppo delle ossa, effettuerà il test di risser sul paziente, per valutare quanto le ossa sono ancora malleabili, e che tipo di intervento di può fare per risolvere eventuali malformazioni.

Il test di Risser è utilizzato per stabilire una prognosi, ovvero determinare il decorso di un determinato quadro clinico. Vi sono, tuttavia, delle critiche su questo metodo, in quanto molti ritengono che il test da solo non sia sufficiente a fare delle previsioni accurate sulla patologia. È necessario quindi tenere conto anche di altri fattori esterni, come abitudini e anamnesi del paziente.

Test di Risser: quando si effettua?

Il Test di Risser viene effettuato su un paziente giovane, sotto ai vent’anni, e il cui sviluppo osseo non è ancora completo.

Lo scopo del test è stabilire una prognosi, che aiuti a capire meglio qual è la terapia più adeguata a quel paziente.

In base alla plasticità dello scheletro, infatti, si può stabilire qual è il grado di rischio di peggioramento, e quale di miglioramento. Se è vero, infatti, che è facile correggere le malformazioni di uno scheletro ancora malleabile, è altrettanto vero che vi possono essere anche dei peggioramenti.

Il professionista, quindi, dopo aver stabilito il tipo di malformazione, valuterà il grado di sviluppo del nucleo di ossificazione delle creste iliache, e, sommando tutti i dati a sua disposizione, effettuerà una previsione sullo sviluppo della malformazione.

Solo a questo punto verrà proposta una terapia adeguata all’età del paziente e al suo stato Psico – fisico.

Test di Risser: cos’ è e come si applica

Il test di Risser è un metodo di analisi della maturità scheletrica, nonché del suo grado di plasticità e della velocità di crescita.

Si tratta di un’indagine diagnostica, con lo scopo di stabilire una prognosi.

Il test di Risser è un esame non invasivo, effettuato tramite l’analisi di immagini diagnostiche. Vengono effettuate delle radiografie del bacino per valutare il grado di ossificazione del nucleo delle creste iliache.

Il professionista osserva dunque le lastre delle anche e del bacino, e in base allo sviluppo o meno del nucleo, stabilisce un grado di ossificazione. Sarà il grado stesso di ossificazione a suggerire la prognosi della malformazione.

Patologie e problemi legati al Test di Risser

Il test di Risser viene utilizzato solitamente per problemi legati alla schiena, come scoliosi, lordosi, e cifosi.

I corpi vertebrali, infatti, sono quelli che impiegano più tempo a ossificarsi, e spesso, la malformazione legata a questi ha carattere degenerativo.Test di Risser scoliosi

Questo test permette quindi di valutare l’andamento della scoliosi, e valutare al meglio come intervenire. La terapia, infatti, non è uguale per tutti i pazienti, anche se il grado di inclinazione delle vertebre è lo stesso. Per esempio, un paziente in piena fase di pubertà con atteggiamento scoliotico avrà un rischio minore di subire dei peggioramenti, rispetto ad un paziente di sei anni. Tuttavia, la terapia del primo potrebbe durare più a lungo rispetto a quella del secondo, in quanto il grado di ossificazione di questo è maggiore rispetto al paziente di sei anni.

Il professionista, quindi, si avvale della prognosi del paziente per stabilire la giusta terapia e prevenire peggioramenti, che potrebbero danneggiare la vita quotidiana del paziente.

Test di Risser: valutazioni

In base allo sviluppo di ossificazione dei nuclei delle creste iliache, viene dato un risultato che va da una scala da 0 a 5.

Il valore 0 significa che non si hanno nuclei di ossificazione. Pertanto, lo scheletro è troppo malleabile, e il rischio di crescita delle malformazioni è alto.

Il grado 1 indica che vi è un inizio di ossificazione, ma questa non è ancora sufficiente ad eliminare i rischi, mentre con il grado 2, l’ossificazione è in corso, anche se la listella non è ancora completa. Questa, infatti, si completa soltanto con il grado 3.

Il grado 4 e il grado 5 valutano la saldatura. Nel primo caso, vi è un inizio di saldatura della listella, mentre nel secondo la saldatura è completata, e di conseguenza anche l’ossificazione.

Altri Test: radiografia del polso e della mano sinistra per età ossea

Il Test di Risser non è l’unico a dare un’indicazione sull’età ossea. Greulich e Pyle, infatti, scoprirono che l’età ossea può essere valutata anche attraverso una lastra della mano sinistra del paziente.

Attraverso una normale radiografia, si valuta il livello delle epifisi. Le immagini, infatti, in base al grado di maturazione delle ossa, presenteranno aspetti morfologici diversi.

In questo test si preferisce utilizzare la mano in quanto l’arto presenta sia ossa corte che ossa lunghe. In questo modo, con una sola immagine diagnostica si può ipotizzare l’andamento dell’intero scheletro. La scelta della mano sinistra è puramente per convenzione.

Con questo metodo si valuta ogni segmento osseo, dando a ciascuno una valutazione specifica. Anche in questo caso, maggiore è l’ossificazione, minore sarà il rischio di peggioramento dell’anomalia.

Il metodo di Greulich e Pyle viene utilizzato anch’esso per le malformazioni della schiena, o per malformazioni delle ossa in generale.

Un altro test simile è il metodo Tw, in cui si valuta la maturità delle ossa attraverso una radiografia del polso. Il polso, infatti, è composto da ben venti segmenti ossei. Da questa radiografia si valutano i nuclei di ossidazione delle epifisi di radio e ulna, oltre che delle ossa del carpo, delle falangi, e di quelle metacarpali.

Anche questi metodi devono essere valutati insieme all’anamnesi del paziente e allo stato fisico dello stesso.

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